Storia di Castelnuovo Calcea
Origini
Dominazione ligure, celtica e romana
I primi insediamenti entro i confini del comune di Castelnuovo Calcea sono imputabili ai Liguri Statielli che avevano quartier generale ad Acqui Terme, chiamata anticamente Aquae Statiellae. Si hanno tracce anche di insediamenti di una seconda tribù, i Liguri Eburiati di cui resta una memoria toponomastica. La località "El Bure", tra la regione Opessina e il comune di Moasca, è una probabile traccia del nome dell'antica tribù. Una prova indiretta della presenza di queste tribù è segnalata dal ritrovamento nei territori di Mombercelli e di Vinchio di oggetti di pietra e di alcune accette levigate.
Transitarono, poi, anche i Celti (nazional popolarmente conosciuti come Galli). Infatti, Cassano (località al confine con il comune di Agliano Terme) deriva dal celtico e significa "quercia". Successivamente, nel II secolo a.C., nel nostro territorio si inserisce la dominazione romana. Sono stati ritrovati "vasi lacrimatori" in località Frei: si tratta di recipienti detti Unguentaria o Balsamarii o Lacrimarii, contenenti profumi e unguenti in omaggio ai defunti. Erano molto diffusi nella prima epoca cristiana tra il secondo e il sesto secolo dopo Cristo.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente: Alto Medioevo
Del dominio longobardo non è rimasta traccia nel nostro comune così come di quello franco che gli succedette dopo la sconfitta di Desiderio, ultimo re longobardo, a opera di Carlo Magno. Si deve, però, ritenere che i franchi esercitassero influenza anche sul nostro territorio poiché nel 940 ad Agliano Terme e nel 948 a Vinchio si insediò Adalberto, figlio di Oberto, conte d'Asti, di origine franca.
L'amministrazione franca protesse il territorio dall'invasione saracena che fu causa di incendi e distruzioni di molti insediamenti urbani del Monferrato. Non era questa, però, la sorte del nostro comune poiché è più tardo l'insediamento di popolazioni nelle nostre terre. Tuttavia, nello stesso periodo i conti di Loreto (di origine franca), detentori di diritti feudali sui territori degli attuali comuni di Costigliole, Calosso, Agliano Terme, Castelnuovo Calcea, Vinchio e Mombercelli, fecero erigere un castello sul colle che oggi è occupato dalla cascina Il Castello, inserita nel quadro onirico dell'Art Park la Court, di cui parleremo più avanti.
Veduta dell'attuale Art Park la Court nella stagione del foliage. La cascina bianca sullo sfondo è denominata "Il castello" ed è quella la posizione del primo nucleo difensivo sorto sul territorio del comune di Castelnuovo Calcea
Il castello fu costruito intorno al 1142 come presidio della strada che collegava Alba alla via Emilia, passando per Incisa Scapaccino che deve il suo nome proprio a questa strada, già di epoca romana. Fu incisa, scavata, azzannata dalla forza dell'uomo la collina su cui sorge il paese al fine di agevolare il passaggio di merci e passanti. Difatti, in epoca romana e nel primo medioevo, le infrastrutture stradali dalle nostre parti erano realizzate sulle cime delle colline poiché i fondovalle erano spesso insalubri e paludosi. Successivamente, il castello del comitato di Loreto in suolo castelnovese fu distrutto, ma non si conoscono le ragioni, il periodo e la modalità. La leggenda narra che il castello sia stato distrutto da Federico Barbarossa nel 1155 che conduceva una campagna militare al fine di contrastare la maggiore richiesta d'indipendenza dei comuni italiani. Infatti, nello stesso anno il Barbarossa aveva distrutto la città di Asti e quella di Tortona. Tuttavia, quest'ipotesi è ammantata di mistero ancora oggi. Sappiamo che i conti di Loreto erano alleati dell'imperatore Barbarossa e, dunque, il castello di Castelnuovo sarebbe dovuto essere al riparo dall'offensiva tedesca. Un documento, però, attesta la cessione di una metà dei territori del comitato di Loreto al comune di Asti, ma non si ha la certezza che in questa metà vi fosse incluso pure il castello di nostro interesse. Se, infatti, i territori di Castelnuovo fossero stati ceduti al comune di Asti, allora la leggenda troverebbe un fondamento storico di veridicità. Tuttavia, per ora la certezza dell'aletheia sfugge nell'insidiosa ombra del mistero che copre con il suo spesso e scuro vello gli eventi passati pur rendendo la materia ancor più affascinante.
Tracce di materiale che doveva costituire il deposito idrico del castello e i suoi bastioni erano ancora visibili nella prima metà del secolo scorso.
Nello stesso anno della distruzione di Asti (il 1155) il marchese Umberto d'Incisa si impossessò delle terre del nostro comune e ivi vi riunì gli scampati alle violenze tedesche. Fu costruita una "forte rocca", secondo l'analisi storica che fa l'avvocato De Canis, e si insediarono molte famiglie di Vinchio che acquisirono diritti feudali. Dopo la pace di Costanza del 1183 con cui si risolsero le controversie tra impero e comuni italiani, gli Astesi acquistarono dai signori di Vinchio diritti feudali su Castelnuovo. La popolazione di Castelnuovo era allora composta per lo più da servi, coloni e allodieri (o liberi proprietari). I servi erano legati al feudatario, i coloni godevano di libertà personale e coltivavano i terreni dei signori pagando loro un canone annuo corrispondente a 1/3 del grano raccolto, metà del vino prodotto, 2/3 del fieno falciato a maggio e metà di quello di agosto.
Il nome Castelnuovo Calcea
La carta "Licinia", indice di territori su cui il comune di Asti esercitava diritti nei primi anni del duecento, riporta il nome del nostro paese come "Castrum Novum de Calcea". Pare che la località del nostro comune avesse nome Calcea, poiché documenti anche precedenti come il Cartario Alessandrino di fine XII secolo riporta la sola località Calcea, non preceduta da Castelnuovo. Il termine Castelnuovo è chiaramente da riferirsi al trasferimento del baricentro politico dal primo castello eretto per volere del comitato di Loreto a un secondo (l'attuale) gestito dai signori di Vinchio e poi dagli Astesi e alla conseguente costruzione materiale del nuovo castello. E per quanto riguarda il secondo termine del nome del paese?
Ci sono molte versioni sull'origine del termine Calcea come identificativo della località.
Molti storiografi escludono che quel nome fosse riferito alla presenza di cave di calce. Piuttosto si pensa che nei pressi della cascina Calcinara a metà strada tra il primo castello e il secondo, si trovasse una fornace adibita alla cottura del calcare estratto altrove. Alla stessa cascina Calcinara fu aggiunto nel 1854 il toponimo di Fornace, riprova del fatto che lì si lavorava materiale calcareo. Tuttavia, non è sufficiente.
Un'ipotesi poco conosciuta e che, non si può nascondere, ha del romanzesco, è quella avanzata da Bruno Beneck, uno degli ultimi abitanti del castello e riconosciuto giornalista sportivo e grande cinefilo. Nella sua biografia "Sotto il segno del leone" curata da Riccardo Schiroli si parla del tema in questi termini:
"Castelnuovo Calcea originariamente era Castelnuovo del Monferrato. Nel dodicesimo secolo la resistenza all'invasione di Federico Barbarossa costò talmente tanti morti che i contadini decisero di ricoprire il campo con terra concimata mista a calce viva. Così il nome del paese mutò in Castelnuovo della Calce, per poi divenire Castelnuovo Calcea nel diciottesimo secolo."
In realtà la documentazione storica smentisce. L'approfondimento sulla fake-news qui.
L'ipotesi più accreditata, però, è riferita al Casalis (altro castelnovese interessato alla storia locale). Nel latino medievale "Calcea" vorrebbe dire "strada rincalzata", quale era la via romana che poteva attraversare zone soggette ad alluvioni e necessitare di lavori di rincalzo. Inoltre, negli Statuti di Asti del 1381 il termine "cauzea" (da cui sarebbe potuta avvenire la corruzione in "Calcea") assume il significato di carreggiata.
Bibliografia:
Castelnuovo Calcea, quasi mille anni di storia; Natale Ferro, Editrice Minigraf, 1992